Il profilo del consumatore europeo di formaggi italiani restituisce un identikit ben preciso. Ha una posizione lavorativa stabile (tra lavoratori autonomi/liberi professionisti e imprenditori la quota di user Italian cheese è dell’81%, tra i lavoratori dipendenti 75% – contro il 65% di chi non lavora), è benestante (tra chi ha redditi medio-alti la quota di consumatori cresce fino al 78% – contro il 68% di chi ha redditi medio-bassi) ed ha ‘collegamenti con l’Italia’ (tra chi è stato in Italia o ha familiari di origini italiane, la quota di acquirenti di formaggi italiani è più elevata della media).
Chi consuma formaggi italiani tende inoltre ad essere un consumatore più ‘esperto’, più attento alla salute e alla qualità tanto che, nelle famiglie con figli piccoli, la quota di user arriva al 79% (10 punti in più rispetto al tasso delle famiglie senza figli piccoli). Analizzando le fasce di età e il genere, si individua una certa trasversalità: la quota di consumatori di formaggi italiani cresce leggermente tra i Generation X, soprattutto in Francia e Spagna, mentre l’unica differenza in termini di genere si riscontra in Germania, dove lo user di Italian cheese è principalmente donna.
Tra chi sceglie prevalentemente formaggi di origine straniera, il tasso dei formaggi italiani svetta all’84%. Ma anche tra i consumatori più attenti alla qualità è più alta la quota di acquirenti di formaggi Made in Italy: 78% tra chi sceglie formaggi Dop-Igp e 79% tra chi compra formaggi biologici. Dop, Igp, Bio e Sostenibile sono le parole chiave dei consumatori che con più probabilità mettono i prodotti dairy italiani nel carrello. Anche consumatori più attenti, consapevoli ed evoluti/digitalizzati, nonché quelli più propensi ai consumi fuori casa, sono quelli più attratti dal dairy italiano.
Ma quali sono gli attributi distintivi dei formaggi italiani rispetto a quelli nazionali? Innanzitutto, in ciascun mercato viene riconosciuto un prezzo più elevato rispetto a quello nazionale (più in Spagna e Germania, meno in Francia, Regno Unito e Svizzera), riconducibile in particolare ad una superiorità percepita dal punto di vista qualitativo e organolettico (lo dichiara un terzo dei consumatori).
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